Orson Wells a soli 24 anni dirige Quarto potere, un film che passerà alla storia.
Un film che non è solo un film, è un compendio di regia, un'analisi spietata di un sistema che viene definito appunto nel titolo il quarto potere, (ricordiamo che i primi tre sono stati scoperti addirittura nel 1748 da Montesquieu nell'opera Lo spirito delle leggi e il successivo da Sidney Lumet nel 1976 con il film intitolato appunto Quinto potere).
In generale Quarto potere è un'opera che dopo tanti anni resta ancora misteriosa con generazioni di cinefili fermi a interrogarsi su cosa sia Rosebund.
Un compendio di regia, dicevamo, che oggi è considerato il precursore del cinema moderno, fonte inesauribile di ispirazione di registi di ieri e di oggi.
Guardiamolo più da vicino.
La caratteristica più evidente è che Orson Wells piazza la macchina da presa in basso.
Nelle sue inquadrature si nota sempre un particolare non secondario: il soffitto.
Welles era giovanissimo eppure studiò angolazioni molto particolari ed inedite per la cinepresa. Nessuno infatti prima di lui aveva mai inquadrato i soffitti. Fece, inoltre, largo uso di obiettivi come i grandangoli.
In Quarto potere è evidente l'uso della profondità di campo come è possibile notare in questa celebre scena.
Questo momento del film è celebre: la donna deve prendere una decisione importante per suo figlio e non tiene conto di ciò che vuole il marito.
È possibile notare che il giovane regista crea una scala di grandezza che rende l'ordine decisionale: la madre che compie la sua scelta è collocata in primo piano, il padre non ascoltato è incastrato in secondo piano, mentre il bambino, che non ha nessun potere decisionale, gioca libero fuori nella neve incorniciato dalla finestra.
Un'inquadratura che coincide in un piano sequenza e dà allo spettatore una visione della situazione contribuendo a dare un giudizio.
Il film è pieno di queste inquadrature particolari che aiutano lo spettatore a dare un giudizio sui personaggi e sulle situazioni.
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