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Andare al museo e vedere il teatro


Mi sta capitando sempre più spesso. Vado a vedere una mostra di pittura e trovo il teatro.

Milano. Due anni fa andai a vedere la mostra su Chagall e lì scoprii bozzetti e disegni dedicati dall'artista russo alla mondo della scenografia.

Nel 2017 Roma ospita una mostra dedicata a Picasso dal titolo Tra cubismo e classicismo: 1915-1925. L'esposizione è in due location.

Alle Scuderie del Quirinale, oltre alle opere pittoriche, possiamo anche ammirare bozzetti e costumi di Parade. Parade è un balletto in un atto di Léonide Massine, che è stato messo in scena la prima volta nel 1917 dai balletti russi di Sergei Diaghilev al Théâtre du Châtelet di Parigi. Grandi sono i nomi che hanno collaborato alla sua realizzazione: musiche di Erik Satie, poema di Jean Cocteau, costumi e scene di Pablo Picasso. L'argomento rievoca una parata in cui l'universo poetico sfila con leggerezza in opposizione alla brutalità del mondo moderno, pervaso in quegli anni dalla Prima Guerra Mondiale.

Per Parade, Picasso crea anche un sipario che, viste le dimensioni, non potendo essere esposto nelle Scuderie, è stato allestito in una sala magica del Palazzo Barberini: la sala del Trionfo della Divina Provvidenza. Tra l'affresco di Pietro da Cortona e il sipario di Picasso si sta tutti con la testa all'insù. Per quest'opera, fatta di pagliacci, ballerine, animali e attrezzi di vita circense, la mostra rappresenta in realtà un ritorno a casa, perchè è stata dipinta da Picasso proprio durante un viaggio a Roma.

In questa sala seguo un papà che spiega al figlio quest'opera. Mi piace pensare che in quel momento intimo abbia inventato chissà che storia.

 

​​Bologna, Revolutija: da Chagall a Malevich, da Repin a Kandinsky. Una mostra dal 15 dicembre 2017 al 13 maggio 2018 è dedicata ai grandi dell'arte russa. Oltre 70 capolavori, provenienti dal Museo di Stato Russo di San Pietroburgo, raccontano gli stili degli artisti russi, dal primitivismo al cubo-futurismo, fino al suprematismo e al costruttivismo, mettendo anche in relazione le opere dell’espressionismo figurativo e quelle dell'astrattismo.

Anche qui c'è una grande stanza dedicata a un'opera teatrale: Vittoria sul sole con i costumi realizzati da Malevich.

La prima messa in scena dello spettacolo risale al 1913 nel Luna Park di San Pietroburgo e le cronache riportano un allestimento controverso. Il testo futurista era difficile da memorizzare e gli attori si impappinarono nel recitativo. I suoni erano bruschi e la musica cacofonica di Matjusin era suonata da due pianoforti e un violoncello che emettevano suoni dissonanti.

I costumi realizzati da Malevich, con materiali rozzi e troppo voluminosi, erano maledettamente pesanti. I movimenti degli attori non erano stati trascritti e il tutto avveniva quindi in modo caotico davanti agli spettatori.

L'azione ricordava una perfomance-improvvisazione contemporanea in cui il sole rappresentato sulla scenografia con un grande quadrato nero doveva essere sconfitto dagli attori. Ed è proprio questo quadrato nero il punto di forza della pièce. È, infatti, la prima apparizione del quadrato nero che diventerà poi ricorrente nell'opera di Malevich.

Sul catalogo della mostra vengono poi ricordati i numerosi allestimenti successivi che tentarono di sistemare ogni parte poco funzionante a partire dai costumi che furono completamente rifatti per la messa in scena del 1983 a Berlino. L'ultima messa in scena, la più riuscita, è stata organizzata per il centenario dello spettacolo dal Museo di Stato Russo insieme al Teatro di Mosca.


Mejerchol'd
Foto E. Monetti

E poi in angolo della mostra trovo anche lui: Mejerchol'd, che Roberto Alonge nel suo libro "Il teatro dei registi" pubblicato per Laterza, definisce Il regista con la pistola. Attore e allievo geniale di Stanislavskij teorizza per primo un teatro antinaturalistico nel quale gli attori educati alla biomeccanica si muovono in un palcoscenico nudo.

Ben presto il suo teatro entra nel mirino della critica ufficiale che lo accusa di trotzkismo e i suoi spettacoli vengono vietati.

Le cose per lui si mettono talmente male che viene arrestato e nei mesi successivi, sotto tortura, gli vengono estorte dichiarazioni in cui si dichiara militante antirivoluzionario e trockista. È quindi condannato a morte.

La mostra bolognese mi dà l'opportunità di scoprire il primo quadrato nero di Malevich e di vedere il volto di Mejerchol'd nel quadro del 1916 di Boris Grigor'ev. Mi piace ricordarlo così, nel suo frac nero elegantissimo vicino a un suo attore.



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