S'i' fosse foco, arderei 'l mondo
S'i' fosse vento, lo tempesterei
S'i' fosse acqua, ì' l'annegherei
S'i' fosse Dio, mandereil 'en profondo...
A scuola leggiamo il famoso sonetto di Cecco Angiolieri e ai miei giovani studenti sembra così strano che sul loro libro di letteratura trovino posto, così taglienti, queste parole, che sembrano più adatte allo stile di un rapper tatuato. E invece sono lì, stampate nero su bianco sul loro testo che raccoglie gli autori più grandi.
Spiego questa poesia da tanti anni e nel corso della mia carriera assisto sempre al loro stupore che si rinnova ogni volta. Ma davvero questo signore aveva questi pensieri? ci credeva veramente quando li ha scritti? ma perché odiava tutti? Quest'anno, però, decido d fare qualcosa di diverso. Decido di trasformare in azione queste parole.
Ho pensato di utilizzare il sistema del coro greco, anche se i miei studenti non sanno chi o cosa sia un coro greco. Ed è giusto così, sono troppo piccoli. Questa la cronaca di una lezione un po' speciale.
PrimaParte: la voce
I ragazzi ripetono l'anafora del S'i fosse in coro più volte. Come un mantra. Inizialmente ci divertiamo un po’ con le voci. Faccio ripetere questo inizio per 3 o 4 volte a tutti quelli delle prime file e poi a quelli seduti in fondo. In un secondo momento lo faccio dire a quelli seduti a sinistra e poi a quelli a destra, e viceversa. Gioco con loro, creando un po' di competizione con l'obiettivo di sincronizzare tempi, ritmi, toni e volumi.
In seguito cerchiamo le voci soliste, che devono dire: Fuoco, Vento, Acqua e Dio. C'è chi si candida e chi invece viene scelto dai compagni o da me.
E poi decidiamo le voci destinate a pronunciare la seconda parte dei versi.
In questa fase gli allievi sono in classe e lavorano solo con la voce. Il coro sussurra l'anafora e le voci soliste usano un tono di voce alto. Poi i ruoli si invertono. Infine giochiamo con il ritmo: il coro pronuncia le sue parole lentamente e solisti sono veloci o viceversa. Insomma ci divertiamo un po' a sperimentare ogni possibilità.
SecondaParte: il corpo
Quando ho visto gli allievi abbastanza sicuri, ho introdotto il corpo. Sempre in aula, ognuno si alza in piedi e recita l'anafora 3 volte. Poi si siede. Restano in piedi solo i solisti che devono dire la seconda parte del verso. Infine il coro si rialza e si risiede fino a completare la strofa.
TerzaParte: l'azione
Chiedo ai solisti che interpretano il Fuoco, il Vento l'Acqua e Dio di aggiungere una azione caratterizzante l'elemento e a quelli che devono continuare il verso di usare un tono di voce semplice e disteso in modo da giocare in contrasto con la lentezza del coro e la solennità delle figure soliste.
A questo punto, ci spostiamo nel corridoio. Nella mia scuola ho la fortuna di avere spazi ariosi. Fuori dall'aula ci aspetta un corridoio molto ampio e comodo. Lo uso tutto. Dispongo i ragazzi in fila (a gruppi di 4 o 5. Sono 27 ragazzi e quindi esce una bella fila compatta). Lo percorriamo dall'inizio alla fine creando un serpentello di allievi che partendo dai lati del corridoio entrano scena e riempiono col corpo rigido lo spazio. A ogni passo, un'emissione di voce che sussurra S'io fossi. Poi tutti giù e resta in piedi chi dice Fuoco e interpreta il fuoco. Poi si alza chi deve dire arderei il mondo, mentre il "fuoco continua ad ardere". Poi si rialzano tutti e fanno altri tre ampi e rigidi passi accompagnando la voce con S'i fossi. E con il Vento, l'Acqua e Dio si farà lo stesso.
Alla fine della strofa ognuno correrà in una direzione diversa.
3 risultati per capire se l'esercizio è riuscito:
1. alla fine tutti hanno imparato a memoria la strofa del sonetto;
2. si sono sincronizzate le voci e i movimenti e quindi...
3. si è creato uno spirito di gruppo.
Ma se il lavoro è veramente riuscito, cercando il giusto ritmo per scandire le parole, i movimenti più adatti affinché il Vento, l'Acqua e Dio risultassero vivi, giocando con il Fuoco capriccioso, i ragazzi saranno stati in comunicazione continua non solo tra loro, ma anche con il docente. In gruppo. In completa sintonia, almeno per una volta.
di E.M. in TeatroAScuola
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