Per tante ottime ragioni, comincio con elencarne due:
1. Ci sono tanti ragazzi che non aspettano altro che alzarsi dalla propria sedia e mettersi praticamente in gioco.
2. I testi teatrali sono il miglior modo per imparare a leggere in compagnia e per stimolare un discorso interiore in modo condiviso.
Dal momento in cui si tolgono i banchi e le sedie dall'aula accade la magia: si ridistribuiscono i ruoli, si riconfiguranole dinamiche di relazione.
In un primo momento si può lavorare sull'improvvisazione potenziando quelli che sono i linguaggi alternativi: l'espressività del viso, la gestualità, i movimenti del corpo aiutano a trovare nuovi canali di comunicazione.
Poi arriva il testo. È bene scegliere i testi dei grandi scrittori del passato e scoprire insieme che leggere non è un gioco.
I classici rendono il lavoro teatrale più semplice essenzialmente per un motivo: sono scritti bene.
Tanti sono i problemi da risolvere dentro tanti limiti imposti.
Il primo è quello dello spazio, perchè nelle scuole non esistono stanze pensate per lezioni di questo tipo e si è costretti ad adattarsi alle aule nelle quali ci sono banchi e sedie e non si può andare a piedi nudi. Non ci sono mezzi perchè mancano costumi, attrezzeria, scenografia: è tutto da inventare.
Il lavoro del docente diventa così una sfida per superare l'essenzialità dei mezzi e la scomodità dei luoghi.
Lungo la strada, però, si scopre che la semplicità delle condizioni iniziali è una risorsa per la costruzione del percorso.
A mio parere in molte scuole si scambia il teatro per addestramento finalizzato all'esecuzione di una recita. L'azione teatrale anche a scuola ha bisogno di essere costruita nel tempo e, per quanto possibile, spontaneamente. Il docente non dovrebbe mai dire ai propri allievi cosa fare o non fare, come muoversi o come pronunciare una battuta, ma far nascere lentamente il tutto con le attività laboratoriale.
Certo, questo richiede tempo e soprattutto professionalità.
di E.M. in TeatroAScuola
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