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A CHIETI… BAMBINI IN FILOSOFIA


Il sapere è un possesso senza proprietà e va restituito a chi non ce l’ha e a chi non l’ha mai avuto”.

Con queste parole Giuseppe Ferraro, filosofo e docente di Filosofia Morale presso l’università Federico II di Napoli, apre la presentazione del suo nuovo libro I bambini in filosofia, avvenuta nella bellissima cornice del foyer del Teatro Marrucino di Chieti, lo scorso venerdì 13 novembre.

Il volume ripercorre la decennale esperienza dell’autore che, accanto all’attività accademica, realizza progetti di filosofia nelle scuole e nelle carceri.

Tra le varie esperienze riportate nel libro si è parlato del progetto A scuola di sentimenti, svolto in collaborazione con le due insegnanti teatine Maria Rosaria Di Gregorio e Patrizia Monetti.

Era il 2005 e le due docenti insegnavano alla scuola media De Lollis di Chieti.


"In quell’anno c’erano tutti gli ingredienti giusti”, ricorda la prof.ssa Maria Rosaria Di Gregorio, “C’erano, infatti, un Preside illuminato, il prof. Antonio D’Urbano, una scuola con una bellissima aula di psicomotricità progettata a dimensione di bambino (probabilmente oggi smantellata) e un corpo docente pronto a mettersi in gioco per fare ricerca.

E poi c’era una classe, che, come si direbbe ora, aveva bisogno di lavorare sull’inclusione.

Tutti questi elementi diedero vita a un progetto che andò oltre l'accoglienza e portò, tra gli allievi, alla costruzione di legami”.

“Oggi, a distanza di dieci anni”, continua la prof.ssa Patrizia Monetti, “il lavoro è ancora attualissimo e rappresenta un esempio di buone prassi da condividere e diffondere. Fu


un lavoro faticoso che richiese una grandissima preparazione. E' stato unico nella nostra carriera, ma ci ha arricchito cambiando il nostro modo di vedere l’educazione, la didattica e l’alunno”.


Varie le presenze in sala che hanno arricchito e soprattutto emozionato i presenti: Antonella De Luca, proprietaria della storica libreria di Chieti, che all’epoca collaborò con le docenti e poi loro, i ragazzi oggi ventenni per i quali tutto è stato pensato e che furono, con i loro genitori, protagonisti assoluti.

Ferraro conclude: “Quel progetto ha avuto un tempo e ha portato un sapere: un tempo che però è uscito dal calendario e un sapere che è uscito dalla classe. Fu un momento in cui la scuola non solo fu buona, ma anche bellissima!”




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