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Aladino e la lampada magica

Vola nel futuro l’Aladino dell’immaginario collettivo, questa volta non sul tappeto magico, ma con la scrittura di Nadia Terranova e le illustrazioni di Lorenzo Mattotti.

Immagini e parole si fondono in un tutt’uno in questo prezioso albo, edito da

Orecchio Acerbo, raffinata riscrittura dell'autrice messinese della celebre favola delle Mille e una notte, illustrata da uno dei più apprezzati disegnatori italiani nel mondo.

Elementi filologici della versione originale del XVIII secolo, ben più complessa e affascinante di quelle viste al cinema negli ultimi anni, vengono qui recuperati e si intrecciano nel testo a nuove piccole invenzioni, restituendo una storia moderna e fruibile che non perde l’incanto della più antica raccolta orientale.

Ma poco interessa in fondo della filologia quando a conquistare il lettore sono da subito proprio la connotazione contemporanea del linguaggio dell’autrice e lo stile, "futurista e giocoso", dell’illustratore.

Aladino é un ragazzaccio, vizioso, perditempo, randagio ma é allo stesso tempo un giovane curioso, appassionato della vita che vive e fa vivere al lettore le sue emozioni, la gioia , la paura, la disperazione, la sorpresa, l ́ amore, in modo vivido, come lo sono i colori delle immagini, che si muovono liberamente nello spazio della pagina, come anime che attendono riflesso e contorni dallo spettatore.

Fulcro della narrazione è come ci si aspetta sin dal primo momento l’incontro con la magia, con i geni dell’anello e della lampada, che somigliano in questo libro piuttosto a dei demoni - del resto lo sono nella traduzione del testo originale - che qui diventano, appunto, i demoni personali del protagonista e non solo.

Cosí nel dialogo finale tra Aladino e il genio della lampada si legge: «Perché mi hai tradito? » «Non ti ho tradito, io sono il servo del padrone della lampada».

«Se il mago africano ti avesse chiesto di uccidermi l’avresti fatto?» « È il mio lavoro».

Tutto dipenderà dunque nella storia dal modo che Aladino troverà di affrontarli, accettarli, usare la magia a suo favore, con la furbizia e l’intelligenza che lo contraddistinguono, designando come prima morale della favola quanto l’autrice stessa dichiara al lettore nella dedica di apertura: «La fortuna non appartiene a nessuno ma è a disposizione di chi sa usarla».

Ad una lettura piú attenta non puó sfuggire inoltre, in questa versione, il ruolo nuovo delle donne, che risultano per la prima volta intraprendenti e decisive nel risoluzione della vicenda: dalla madre di Aladino, pronta a chiedere al sultano la mano della figlia per il suo ragazzo innamorato, alla figura di Sonja la schiava che sará l’aiutante del protagonista nella liberazione della principessa sua amica.

Del resto « scrivere una favola è fare politica», citando Sepúlveda e gli stimoli che qui troviamo sono quelli che si richiedono oggi ad una nuova letteratura per l ́infanzia che diventi funzionale ad una diversa e piú attuale pedagogia, che passi attraverso un linguaggio moderno, pulito e diretto e attraverso uno stile di immagini non scontato.

Nel titolo della Mille e una notte, che hanno proprio come messaggio il potere salvifico delle favole, "mille" non significa un numero ma, come la lingua araba insegna, "innumerevoli" e grazie a questo libro dunque infinite volte, insieme agli autori, si potrà rileggere, riscrivere, ridisegnare la favola di Aladino ed imparare ad esprimere desideri in modo intelligente, alla ricerca della lampada della fantasia che, in ogni bambino come in ogni adulto, aspetta solo di essere trovata, mentre imperterrita «arde, luminosa e incantata»



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