Che valore hanno i filmati all’interno di una mostra?
La maggior parte delle volte si trovano all’inizio di un percorso museale, sono brevi e spiegano al visitatore ciò che sta per vedere: la vita di un pittore, le caratteristiche delle opere oggetto dell’allestimento, il periodo storico…
Qualche esempio:
1. Calabria, Museo Archeologico Nazionale.
La sala che ospita i Bronzi di Riace è preceduta da un documentario ricostruisce la storia delle due statue, le ipotesi degli storici, le fasi del restauro.
2. Padova, Cappella degli Scrovegni.
Sala di raccolta dei visitatori con breve filmato che illustra gli affreschi di Giotto.
Qui di seguito propongo, invece, tre esempi di uso diverso dei video all’interno di un museo.
# Museo Reina Sophia, Madrid.
È il museo ricordato per ospitare la Guernica di Picasso. Ma non solo.
Molte opere surrealiste arredano le stanze di un museo vastissimo.
Tra le numerose sale, ce ne è una in cui è possibile assistere al film di esordio di Buñuel Un chien andalou, il film muto con immagini surrealiste e sequenze ideate da Dalì.
Il video, in questo caso, non è un documentario che spiega le caratteristiche delle opere in esposizione, ma viene trattato al pari di un dipinto, un’opera surrealista tra tante altre.
Se davanti alla Guernica i visitatori si affollano numerosi e alcuni restano (giustamente) per molto tempo a contemplare l’opera picassiana, nella sala che ospita il video di Buñuel in pochi entrano e in pochissimi si trattengono per i 16 minuti della durata del film.
#Palazzo dell’Esposizione, Roma
Numeri, tutto quello che conta da zero a infinito, è la mostra sulla matematica aperta fino al 31 maggio.
Tra rudimentali calcolatori elettronici e antichissime tabelline, tra laboratori pratici e giochi numerici, è possibile vedere il video dello spettacolo teatrale di Luca Ronconi tratto dal testo scritto dal cosmologo John D. Barrow, Infinities.
Una visione preziosa di uno spettacolo sul concetto di infinito scritto da un professore di matematica e messo in scena da uno dei più grandi registi italiani, in un perfetto connubio tra scienza e teatro.
Anche in questo caso il video non spiega il contenuto dell’esposizione, ma è esso stesso un’opera messa in mostra.
#Reggia di Venaria, Torino.
Di video qui ne trovate tanti in tanti stanze, ben undici.
Un regista d’eccezione Peter Greenaway è chiamato a raccontare la vita del Settecento all’interno della reggia, e lui che fa?
Sceglie attori italiani a cui fa interpretare degli archetipi della vita di corte: il marchese e la marchesa, il cuoco, la lavandaia, il dottore, il cacciatore sono solo alcune delle figure che accompagnano il visitatore raccontando le loro storie. Attraverso diverse e sofisticate soluzioni tecnologiche i personaggi prendono vita su un letto originale della Reggia, tra i fumi di una cucina o addirittura in mezzo ai turisti.
Curioso notare come spesso i visitatori di fronte a queste immagini abbiano un atteggiamento un po’ frettoloso.
Siamo abituati a trovare nei musei filmati che spiegano e non a trattare i video come opera d’arte in sé che richiede quindi un atteggiamento attivo di comprensione.
Spesso il visitatore nel museo si aspetta dai video una spiegazione.
E a voi è capitato di vedere film nei musei?
di E. M. in CinemaAScuola