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Barbie mi ha messo nella scatola. La recensione

Barbie è un giocattolo e come tutti i giochi è una cosa seria, molto seria.


Da quando poi si è incarnata in un film tutti ne parlano e chi sono io per esimermi da spendere due parole?

Anzi, dal momento che ci sono ne dirò qualcuna in più di due.


Per me il film può avere tre chiavi di lettura.

La prima è quella economica, la seconda è sociale, la terza individuale.


La parola “chiave” mi fa pensare a una porta, la porta a una stanza, la stanza alla casa. Ecco, chi mi conosce sa che da bambina non ho amato tanto le Barbie, ma ho spesso desiderato la casa di Barbie. Invano, perché purtroppo non l'ho mai avuta.

Per questo giudico le mie amiche con questo metro: se hanno avuto o no la casa di Barbie.

Barbie e Ken
Fonte internet

Racconterò quello che ho visto prendendo spunto dalla casa, la casa di Barbie.


Al piano terra c'è l'ingresso la parte che riguarda tutti. Quindi il film ci parla di un tema che ci riguarda un po' tutti: l'economia.

Dal punto di vista economico il film presenta la critica al consumismo.

La Mattel, così come la racconta la regista Greta Gerwig e non credo che sia molto lontana dalla realtà, ha solo l’obiettivo di vendere. I suoi manager mega generali forse non hanno l'ufficio in pelle umana, ma trattano i loro dipendenti in modo fantozziano. Quando poi vanno nel mondo dei Ken, dopo un primo disorientamento per la creazione della nuova casa (l'esilarante Mojo Dojo House) capiscono che il prodotto sta vendendo nel mondo reale e quindi si tranquillizzano soddisfatti.


Al secondo piano, troviamo la cucina. E in cucina si sa ci sono le donne (giusto per usare uno stereotipo come del resto fa il film: dove incontra Barbie la sua creatrice?). Qui troviamo l'argomento sociale cioè la critica al patriarcato espressa con una metafora (in termini di narratologia tecnicamente è uno straniamento) del matriarcato.

Quando alla fine i Ken chiedono di poter introdurre un rappresentante all’interno della giuria, le Barbie rifiutano. Questa scelta ci conduce verso un finale che non possiamo definire buonista. Il mondo delle Barbie non è diventato un mondo perfetto, tant’è che Barbie, che ha compiuto il suo viaggio e che quindi è cambiata, come deve essere (sempre per scomodare la narratologia) un vero “viaggio dell'eroe”, decide di non rimanere in Barbieland.

È evidente allora che la riflessione del il film non è sul femminismo, ma sugli stereotipi (e infatti come si chiama la Barbie protagonista?)

Lo stereotipo è sempre sbagliato! Se le donne riuscissero a trasformare il mondo come quello delle Barbie, il mondo non sarebbe migliore. Il vero problema è, infatti, scappare dalla scatola: distruggere una gabbia per crearne un’altra, è sbagliato.

Per migliorare la società è necessaria una riflessione molto più profonda su quello che devono essere i rapporti uomo/donna.

Recensione film Barbie
Fonte internet

Qual è il problema dello stereotipo? Che pretende di spiegare tutto, di essere tutto.

Se tutte le Barbie hanno il piede curvo e a un certo punto arriva una Barbie con il piede piatto, quest'ultima viene osservata, medicalizzata, minacciata di essere emarginata col pericolo di essere ritenuta stramba per sempre.

Ora, si dirà ma nel mondo delle Barbie c’è la diversità. In realtà no! Perche tutte le Barbie sono a loro volta uno stereotipo della diversità.

Anche la Barbie che sta sulla sedia a rotelle è uno stereotipo di tutte le persone che stanno sulla sedia rotelle, è lì in rappresentanza di tutte.

In realtà ogni persona è libera di essere a modo suo (o almeno dovrebbe). La diversità nel mondo di Barbie non è accettata quindi le bambole sono ognuno lo stereotipo di una moltitudine, ma lo stereotipo pretende di essere la legge quindi in Barbieland (che rappresenta il nostro mondo, non scordiamolo mai) è facilissimo sentirsi sbagliati e far nascere una patologia.

Le amiche di Barbie
Fonte internet

Al terzo piano troviamo la stanza più privata. Il terzo piano è quello individuale e il tema centrale del film è l’adolescenza. Cosa fa Barbie alla fine? Va dal ginecologo perché è finalmente diventata donna!!

Il film (come la serie tv di "Mercoledì") è una metafora di quello che è l’adolescenza.


Questi i sintomi di Barbie:

1. Cambia il corpo (i piedi diventano piatti),

2. Ha pensieri di morte ,

3. Si sente diversa,

4. Ascolta le altre che le dicono che si deve curare.


Onore alla Mattel di aver scelto una regista fantastica, Greta Gerwig, che ha saputo creare un film che non è il solito film puramente commerciale. Ma… e sì c'è un ma!


Ma nel momento in cui io vedo un film del genere, continuo a sentirmi un consumatore quindi vedo un prodotto del capitalismo che critica il capitalismo mentre crea capitalismo: che diavolacci quelli della Mattel.


Alla fine della visione mi sembra che nella scatola, volente o nolente, ci sono entrata io!

Anzi, forse ci vivo da tempo e l'ho pure arredata!



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