Raccontare «vita, morte e miracoli» è l'espressione scelta dall’autore per indicare il tempo di un racconto lunghissimo, circolare e forse infinito ma soprattutto per raccontare una storia che vada oltre i fatti terreni, per giungere a una visione piú ampia, ovvero a quei risvolti dell'umano che non hanno a che vedere solo con la storia terrena degli uomini, di cui pure il romanzo è ricco ma con la mente, con l'anima, con tutto ció che scorre nella sensibilitá del personaggio, Bonfiglio Liborio, che attraverso le pagine, in un flusso impetuoso di coscienza, in lingua dialettale, come nel solco della piú autentica tradizione verista, diventa persona a noi vicina, un padre, un nonno, uno dei nostri avi, uscito da una foto in bianco e nero della scatola di famiglia.
Uno dei nostri nonni che non hanno potuto studiare ma amavano il libro Cuore, che hanno fatto i funari, i barbieri, gli artigiani, i commercianti e che hanno visto e conosciuto l'orrore della guerra e della violenza lasciata dall'occupazione tedesca nei nostri paesi, emigrati poi nel dopoguerra al nord per fare gli operai, pronti a lasciare tutto, il primo amore, la casa natía, le feste patronali, la banda, le origini, in cambio di un tozzo di pane.
Liborio é un «cocciamatte» e la sua natura lo porterá a compiere azioni estremamente violente, ma in fondo «non cosí matto», come dirà poi il suo dottore, forte nel sopportare i traumi che la vita da operaio gli ha inferto, gentile con tutti, persino con le prostitute a cui si affeziona e porta un vasetto di marmellata rubato in cambio non solo di una «sciamberga» che lo aiuti a svuotare la mente ma di un po' di affetto, di una moglie finta, che per qualche ora gli restituisca il calore della vita che gli sfugge di mano al prezzo della sopravvivenza.
Soprattutto è un sognatore Liborio, socialista, capace di comprendere il valore della lotta sociale e degli scioperi, della guerra per i diritti e per la libertà, da ultimo, per gli ultimi. Ed è infine un sognatore, perché sogna di incontrare prima o poi gli occhi uguali ai suoi di quel padre che non ha mai conosciuto, come in un anelito ad una salvezza, un appiglio ad un’origine che mai conoscerà.
A noi resta solo di leggere la sua storia e cercare di riconoscere attraverso quegli occhi, quelli di suo padre, in fondo cosí uguali anche ai nostri.
di Letizia Durante in recensioni
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